Dall’agricoltura all’allevamento, dalla distribuzione alimentare alla ristorazione, il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia è salito a 24,5 miliardi di euro, con l’indice di permeabilità delle agromafie che raggiunge quota 100 a Foggia. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, in occasione della manifestazione promossa da ‘Libera’ a Foggia, rispondendo con la partecipazione degli agricoltori al richiamo di Don Ciotti ‘contro ogni violenza mafiosa’.
“Mettendo le mani sull’agroalimentare in territori dove l’agricoltura è il settore economico centrale, la malavita si infiltra in modo capillare nella società civile, condizionando la vita quotidiana della persone e affermando il proprio controllo sul territorio. Foggia è una provincia a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile”, dichiara Giuseppe De Filippo, presidente di Coldiretti Foggia, che sta partecipando alla mobilitazione.
La criminalità organizzata in agricoltura - sottolinea la Coldiretti - opera attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione europea e caporalato. Le mafie – denuncia la Coldiretti– condizionano anche il mercato della compravendita di terreni e della commercializzazione degli alimenti stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto. In questo modo la malavita si appropria – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.
I risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare che vanno perseguiti con un sistema punitivo più adeguato con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti.